E’ dai primi anni del XX secolo che l’ 8 Marzo è stato scelto come giorno dove festeggiare tutte le donne.


Erroneamente molti pensano che questa ricorrenza sia stata originata da un incidente occorso negli Stati Uniti che causò la morte di decine di camiciaie per via di un rogo scoppiato dentro la fabbrica dove stavano lavorando. L’episodio, realmente accaduto, è però svincolato dalla celebrazione dell’ 8 Marzo che vede rendere omaggio alla donna e ricordare tutte le conquiste relative alla loro emancipazione e contro ad ogni violenza di specie.
Ma è possibile includere anche il mondo trans all’interno della fascia delle festeggiate l’ 8 Marzo?

IL PUNTO DI VISTA DELLE TRANS A PROPOSITO DELLA FESTA DELLA DONNA

Tutte le trans si sentono di appartenere alla categoria delle donne indipendentemente dal fatto che siano o meno operate.
Nonostante questo senso di appartenenza, però, non tutte sentono questo giorno come un giorno di festa.
Infatti, c’è una minoranza che si trova in disaccordo con questa celebrazione che reputano una inutile manifestazione che si tiene solo per acquisita convenzione e non per altre ragioni.
La maggioranza delle trans, al contrario, si dimostrano contente di ricevere le mimose – tradizionale fiore legato alla Festa della Donna – in quanto denota l’attenzione di chi fa questo omaggio verso la trans, considerata a tutti gli effetti ‘donna’.
Le ragioni di schierarsi da una parte o dall’altra sono riconducibili al significato ‘politico’ che si vuol dare a questa ricorrenza per la quale due sono le possibilità: la prima è quella di considerarla come doveroso omaggio all’importanza del genere femminile che ha conquistato il giusto riconoscimento da parte degli uomini; e la seconda, è quella di considerare questa ‘festa’ come ghettizzante in quanto sfruttata solo a fini di immagine e non a livello sostanziale (praticamente si riconoscono alla donna tutti i suoi diritti ma a livello effimero dal momento che ciò non avviene 365 giorni all’anno bensì solo nella circostanza dell’ 8 Marzo).
Le trans nella loro maggioranza sorpassano questo possibile problema in quanto, facendo parte di una categorie di persone spesso vilipese e non giustamente considerate per ciò che sono, appaiono gratificate dal fatto di essere ‘riconosciute’ come donne anche in occasione di questa giornata celebrativa.
Appare significativa la testimonianza di Moira Sorrisi rilasciata un paio di anni fa ad una emittente radiofonica.
Moira, è una trans che ha lavorato spesso in tv e al cinema e non sono rare le sue apparizioni in diversi talk show.
Durante la conversazione intrattenuta con la radio, Moira ha definito che ‘le donne sono un dono di Dio’ ma che mai ha festeggiato l’ 8 Marzo la Festa della Donna per una propria convinzione.
Di differente parere è invece, Vladimir Luxuria, forse la trans più nota a livello mediatico in Italia.
Da sempre in prima linea per i diritti del mondo gay,trans e lesbo, Luxuria festeggia senza alcun indugio l’ 8 Marzo e, come da sua precisa indicazione, ‘l’importante non è tanto essere donna ma sentirsi donna a tutti gli effetti. Quindi ho festeggiato l’8 Marzo proprio perché mi sento donna’.

MA C’E’ CHI DICE ‘NO’!

In un’epoca attraversata da cambiamenti di ogni sorta, non tutte le persone sono d’accordo nel considerare l’8 Marzo una giornata di festa dove anche il mondo trans possa riconoscersi.
Per molti infatti appare arrogante da parte delle trans il considerarsi ‘donne’ a tutti gli effetti e sono profondamente in disaccordo con quello che appare una sorta di usurpazione presuntuosa che crea solamente confusione.
C’è da dire però che non tutti gli uomini riconoscono alla donna il diritto dell’emancipazione: purtroppo esistono ancora delle fasce di uomini che ragionano con un radicato senso machista e sessista anacronistico ed iniquo e che considerano le donne come delle subalterne (tutt’al più) degli uomini. Questa categoria di uomini, che si può a ragione definire come maschilista a tutti gli effetti, non solo non considera l’8 Marzo come giornata dedicata alla Festa della Donna ritenendola inappropriata, ma men che mai accetterebbe che a questa celebrazione possano essere incluse anche le trans.
Il “mondo di mezzo” non è accettato da tutti e le motivazioni possono rifarsi sia ad una prevenzione stupida di natura machista, sia per una forma di omosessualità latente che per essere controbattuta a livello inconscio, impone al maschio che ne è coinvolto, di prendere le distanze dall’universo delle transex.

L’OTTO MARZO O LOTTO MARZO?

Può apparire un semplice gioco di parole ma non sempre è così!
Nella stragrande maggioranza dei casi, le trans sono costrette a lottare, e non solo l’ 8 Marzo ma in tutti i mesi dell’anno, per farsi accettare così come sono.
La condizione di una donna al 100% alla quale manca il corpo della stessa e che deve fare i conti con il fisico di un uomo, è certamente un problema che si vive 24 ore al giorno ogni giorno dell’anno.
Appare evidente il fatto che, per una trans, qualsiasi sia l’occasione per evidenziare il suo status di ‘donna’ viene opportunamente accettato come veicolo attraverso il quale dimostrare la sua appartenenza a quella sfera, che viene identificata come ‘l’altra metà del cielo’ e che, ovviamente, l’8 Marzo ne fa parte.
I pregiudizi che ruotano intorno al mondo delle transex è tuttavia un muro spesso insormontabile: convenzioni e formalismi, benpensantismo e questioni religiose sono solo alcuni ostacoli che non consentono ad una maggioranza di persone di considerare una trans come una vera donna e poco importa se l’essere che vive nel corpo di un uomo ha cerebralmente i tratti di una femmina al 100%.
Motivo, questo, che determina una continua e costante lotta per l’affermazione di una identità ancora poco identificata e identificabile ma che esiste e partecipa all’interno di una società che dovrebbe essere certamente più tollerante ed intelligente nel comprendere le ragioni per le quali un uomo che è nato donna, dovrebbe poter manifestare liberamente.
Il concetto, purtroppo, si rifà a retaggi di ordine ‘morale’ viziati da preconcetti legati ad un arcaico DNA che al suo interno ha molti elementi ricollegabili ad un cattolicesimo che sfiora le epoche della Santa Inquisizione.

MA IN CHE MODO VIENE FESTEGGIATO L’ 8 MARZO DALLE TRANS?

E’ d’uso (sicuramente discutibile e vedremo in seguito il perché) per molte donne, quello di festeggiare la Festa della Donna, uscendo di sera con un gruppo di amiche per andare a cena senza i rispettivi partner.
E’ una condizione con la quale la donna che partecipa ad un evento del genere ha, in passato, considerato come una conquista ma che, in realtà, appare mortificante.
E’ come se quell’unico giorno dell’anno, identificato come ‘festa’, alle donne viene concessa la licenza di uscire da sole per ritrovarsi con le amiche e godere di una libertà che le vede aliene dalla solita routine familiare.
Oggettivamente una cosa del genere appare mortificante proprio di fronte a quell’emancipazione che la donna deve avere e mantenere per 365 giorni l’anno e non solo durante questa giornata festiva.
Il mondo delle trans – per loro fortuna- è esente dal ricoprire il ruolo di ‘brava donnina di casa, moglie e madre’ ed è conseguenza logica che la loro possibilità di uscire e divertirsi, non affrancati al solito tran tran quotidiano, non è vincolata a questo giorno di Marzo.
Intervistando qualche trans su questo tema, possiamo affermare che non esiste un copione-tipo da seguire per festeggiare la Festa della Donna, e che ogni iniziativa è abbracciata da loro sfruttando al 100% il libero arbitrio di decidere in modo estemporaneo cosa fare e con chi, senza obblighi e rispetto di alcuna tradizione che le vede coinvolte.
Sempre facendo fede alle statistiche, il mondo delle trans ama partecipare agli appuntamenti organizzati da locali alternativi che approfittano dell’evento per organizzare feste a tema dove la mimosa è il denominatore comune.
In fondo si tratta di godere di una giornata dove le donne vengono messe in primissimo piano e, di conseguenza, anche le trans si sentono profondamente coinvolte.

INTEGRAZIONE O SENSO DI IMPOTENZA?

La giornata dell’ 8 Marzo è motivo di una riflessione a proposito del mondo transex.
Sono veramente integrate all’interno del genere femminile oppure si sentono ancora borderline? Ossia: l’identità viene ad essere totalmente determinata da parte delle trans? E cosa ne pensano proprio le donne di questa eventuale integrazione?
Anche per questi interrogativi le risposte possibili sono molteplici e prevedono tutto ed il suo contrario.
Dobbiamo per forza esprimerci generalizzando l’argomento precisando che le individualità esistenti non sempre possono essere codificate secondo dei precisi schemi che siano caratterizzati da invalicabili limiti.
Tornando al tema principale: è possibile affermare che nella percentuale più significativa dei casi, l’identità della trans che la fa ricondurre al mondo delle donne, appare precisa e ben posizionata. Praticamente una trans si sente donna a tutti gli effetti e non solo dal lato sessuale della cosa.
Una trans ama truccarsi da donna, vestirsi da donna, pensare da donna e soprattutto sentirsi donna al 100%.
Dal canto loro le donne non sempre accettano che le trans vengano considerate alla loro stregua.
C’è una parte di mondo femminile che, comprendendone le ragioni, non alzano problemi di alcun tipo nei confronti delle trans e addirittura, ne sono complici.
Ma esiste anche il rovescio della medaglia: un’altra parte di donne che assume un atteggiamento ostativo nei confronti delle trans, considerate pericolose concorrenti e che non si fanno scrupoli di sorta nel conquistare gli uomini costi quel che costi.
E’ un altro caso di pregiudizi che rivelano una certa ottusità di vedute dal momento che appare evidente che una trans rimane sempre una trans e una donna resta sempre donna.
Se al limite si può parlare di ‘concorrenza’, questa è limitata alla sola sfera sessuale e si riferisce a chi usa il proprio corpo per catturare l’attenzione degli uomini in situazioni esclusivamente carnali.
Nel caso delle donne che accettano la sovrapposizione del mondo trans all’interno del loro, il fatto che l’8 Marzo anche le trans festeggino la donna, è cosa sostanzialmente considerata normale mentre, nel caso di donne che rifiutano di accettare le trans come genere femminile, quel giorno di festa deve essere di esclusiva pertinenza loro senza alcuna eccezione.

CONCLUSIONI FINALI SULL’8 MARZO DAL PUNTO DI VISTA DELLE TRANS

Pare inevitabile tirare delle conclusioni circa la festa della donna e la sua interazione con il mondo delle trans.
Abbiamo visto che, se una trans riceve un mazzo di mimose nella giornata dell’otto Marzo, questo gesto non può che non fare piacere per la semplice ragione che si sente considerata donna a tutti gli effetti e contro ogni apparenza.
Il piccolo dono di un rametto di questi fiori, che fanno parte della tradizione di questa giornata evento per ogni donna, arriva direttamente al cuore della trans che ne trae un inatteso piacere perché, l’autore del regalo, l’ha considerata a tutti gli effetti una femmina.
Indipendentemente dall’uscire o meno, una trans è meno portata a festeggiare in modo tradizionale come se quest’alito di libertà fosse unicamente vincolato all’otto Marzo; al contrario, partecipa ad eventuali appuntamenti in programma, ma solo per divertirsi in modo disgiunto dalla celebrazione, così come farebbe in altri giorni dell’anno.
Gli uomini, in maggioranza, non contemplano il genere ‘trans’ all’interno di quello femminile.
Per un maschio l’otto Marzo è la festa della mamma, della sorella, della fidanzata e non certo quella di una trans, ed il rito di regalare la mimosa è un qualcosa di staticamente acquisito senza neppure conoscerne il significato.
Pochi, al contrario, sono gli uomini che ritengono una trans una donna e che, di conseguenza, in quella giornata sono abituati a farle gli auguri.
Il cammino per una integrazione tollerata dalla maggior parte degli individui appare ancora lungo e molto tortuoso e non di facile risoluzione ma, in una società globalizzata e con molte barriere abbattute, non è detto che questo non si possa conquistare con il tempo.
Dal canto loro le trans continuano a lottare per essere accettate da tutta quella gran parte di persone che non le considerano donne ma ‘un mondo a sé’ nel peggiore dei casi oppure delle ‘malate viziose’.
Parrebbe giusto e giustificato istituire una giornata di festa per tutte le persone che sono ciò che si sentono di essere e non quello che l’apparenza racconta di loro!

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