Moda e LGBT* è un binomio sempre più frequente, segno dell’interesse e dell’inclusione dell’industria fashion nei confronti di modelli e modelle che rappresentano una diversità che sa di progresso. Molto spesso è impossibile riconoscerle questo gruppo eppure ha molto da raccontare. Ecco alcuni nomi famosi.
I modelli del mondo LGBT
Teddy Quinlivan era un ragazzo bullizzato a scuola, picchiato e insultato dal padre, molestato sul luogo di lavoro e tutto per il suo essere trasngender. Oggi è il volto di Chanel Beauty che l’ha scelta per il suo volto delicato e gentile, in pieno stile della casa di moda francese. La modella americana è il primo volto trans del marchio, pur avendo già sfilato in passato quando ancora non aveva svelato la sua natura. Il suo coraggio l’ha però premiata e, mentre altri brand l’hanno scaricata, Chanel ha omaggiato la sua bellezza.
Valentina Sampaio è stato uno dei nomi più diffusi dell’ultimo anno perché Victoria’s Secret, marchio che da sempre ha avuto canoni di bellezza canonici e tradizionali, ha deciso di assumerla per lo shooting di un catalogo. Nata in Brasile, venne definita identificata come transgender a 8 anni dalla psicologa della scuola e a 12 mutò il suo nome da Valentino a Valentina. Rispetto ad altre persone trans, la Sampaio non ha mai sofferto di bullismo e ha sempre raccontato di aver goduto del massimo supporto dei suoi genitori. Scoperta a 16 anni, il suo percorso nella moda ha subito un licenziamento da una casa di moda brasiliana ma ha avuto molto presto la sua rivincita, posando per le copertine di Vogue, Vanity Fair, Elle, ecc.
Uno dei precursori della causa è stata Andreja Pejic, la modella ha puntato tutto sulla sua androginia per sfilare sia da uomo che da donna. Il suo nome era già noto nel 2011, giornali e riviste di tutto il mondo dedicarono una serie di servizi a questa assoluta novità e, da allora, molti passi sono stati compiuti affinché le modelle trans non siano più una condizione da nascondere per poter lavorare nel fashion business. La modella ha continuato a posare sia da uomo che da donna fino al 2014, anno in cui si è sottoposta a un intervento di riassegnazione sessuale femminile.
Il primo modello transgender ad apparire su Vogue L’Uomo è Krow Kian, 23enne canadese, ed è stato anche volto per Louis Vuitton, oltre ad aver sfilato per la maison nel 2018. Modello fin dalla tenera età di 12 anni, inizialmente sfilava come donna ma ha cominciato a sentire la transizione all’età di 16 anni, finendo con il sottoporsi all’operazione FtoM nel 2016. Il 2018 è particolarmente significativo per la moda LGBT perché si contano 45 modelli transgender ad aver partecipato alle sfilate, una netta maggioranza se si pensa ai 12 dell’anno precedente. Questo significativo aumento è la prova di un cambiamento in atto che non può più essere fermato.Per quanto riguarda l’accoglienza della moda nei confronti dei rappresentanti LGBT, ci sono stati in passato molti tabù nonostante spesso gli stilisti fossero omosessuali. Questa contrapposizione proveniva dal pubblico conformista che difficilmente avrebbe accettato la diversità in maniera così semplice.
Il secondo decennio degli anni 2000 ha visto un profondo cambiamento e l’era del body positivity ha portato le case di moda ad ampliare il proprio bacino: Jean Paul Galtier fu uno dei primi a permettere a una modella transgender di sfilare nel 2011 (Andreja Pejic), confermando la propria anima ribelle e avanguardistica. Anche Make Up For Ever, il famoso marchio beauty, nel 2017 ha scelto la stessa modella come primo volto di una campagna di bellezza e con uno slogan forte: “sii forte, sii inaspettato, sii te stesso”, un vero monito per i trans e le trans di tutto il mondo (e non solo). Prima ancora del 2011 du Riccardo Tisci a porre uno spiraglio nel mondo della moda, il direttore creativo di Givenchy lancia sulla passerelle la sua assistente personale: Lea Cerezo, figlia del famoso calciatore brasiliano della Roma. Nel 2010 la modella partecipò alla campagna internazionale del brand e solo un anno dopo si sottopose all’operazione chirurgica per riattribuzione del sesso e oggi è un’attivista.
Ci sono anche altri settori in cui la moda si è resa utile, parliamo della moda “arcobaleno” in cui rientrano tutti i marchi che hanno reso omaggio ai colori del logo LGBT per imprimere un messaggio di solidarietà e accettazione. Nel 2013 la Nike ha creato la collezione BETRUE che colora d’arcobaleno scarpe, capi di abbigliamento e accessori sportivi, lo stesso anno ha anche devoluto una grossa somma per l‘LGBT Sports Coalition. La Converse ha sempre mostrato il pieno supporto alla causa LGBT sostenendo il Pride e inserendo l’etichetta “1969-2019” all’interno delle Chuck Taylor per ricordare i 50 anni di lotte per i diritti, oltre a devolvere ogni anno una percentuale dei suoi profitti a enti benefici. Ralph Lauren ha creato 4 versioni della sua storica polo con un logo arcobaleno, in stile neutrale così che chiunque possa indossarla. H&M ha invece scelto l’attrice transgender Laverne Cox (Orange is the New Black) come volto per la campagna Love For All, uscita in occasione del Pride Month. Il marchio sostiene attivamente anche molte associazioni LGBT. Un’altra scarpa iconica come i Dr. Martens 1460 si è colorata di arcobaleno, i proventi aiuteranno a prevenire i suicidi tra i giovani omosessuali. La casa di moda italiana Diesel ha prodotto un’intera collezione con la scritta “Pride” con i colori arcobaleno, oltre a donare a diverse associazioni che promuovono i valori dell’uguaglianza.
Infine Michael Kors ha prodotto una t-shirt #MKGO Rainbow charity con il suo logo e i colori arcobaleno, questa fa parte di un’intera collezione a tema e vede come volto quello della top model Gigi Hadid. Oltre ai vari capi e accessori, è la tee a essere la più importante perché tutti i profitti ricavati dalla sua vendita andranno a God’s Love We Delivery, una storica associazione LGBT che dona quasi due milioni di pasti a New York. Insomma, la moda LGBT si sente e si attiva come una locomotiva per trasportare i valori di pace a tutto il mondo.